Giocolieri, clown, saltimbanchi, musicanti...uniamoci per ricordare Gérard:
Gérard Foucaux, originario di Darnétal, Normandia, da circa 25 anni viveva a Messina dove per anni si è esibito in strada, nei teatri, nelle case e negli edifici pubblici con i suoi spettacoli di mimo e clown. Presenza costante della Scalinata Santa Barbara e dei bar cittadini. Si è spento il 7 dicembre 2008 all'età di 50 anni.
"Je m'en foute"
Messina (Forte Ogliastri) 30 dicembre dalle ore 17 finchè si vuole
Una festa aperta a tutti che nasceva con lo scopo di raccogliere soldi per la lapide di Gèrard. Il comune ha finalmente deciso di occuparsene, dunque la festa è gatuita per ricordare Gérard divertendoci. Portate torte, cibarie, vino, palline, bambini e cani se al guinzaglio...
L'idea della festa è del CircoBaleno. Il forte Ogliastri è prestato per l'occasione dal v quartiere e tanti sono gli artisti che daranno il loro contributo. Non c'è scaletta, ma tanti spazi dove chi vuole può esibirsi liberamente. Una mostra fotografica e video sarà allestita all'interno del forte (chi ha foto, filmati può inviarli a me: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., o contattarmi)
Gérard Foucaux, originario di Darnétal, Normandia, da circa 25 anni viveva a Messina dove per anni si è esibito in strada, nei teatri, nelle case e negli edifici pubblici con i suoi spettacoli di mimo e clown. Presenza costante della Scalinata Santa Barbara e dei bar cittadini. Si è spento il 7 dicembre 2008 all'età di 50 anni.
Quindi un clown “libero” che non lavora in un circo è più creativo?
«Sì, certo, poi devi sapere che il clown rappresenta degli atteggiamenti burleschi. Il clown in fin dei conti è quello che facciamo noi nella vita naturale. Allora, tu cammini per la strada prendi un palo in faccia, Bawn! Naturalmente tu prendi il palo non è che tu ridi, sarebbe il colmo, prima piangi, poi dopo forse dici che cavolo mi è successo, perché dipende come prendi il palo, se ti chiama qualcuno, in quel momento tu sei distratto, leggi il giornale, come a me è capitato, quindi fai ridere, scivoli su una pelle di banana, cosa molto antica, ma è più facile a Messina scivolare su una “merd” e arrivi con il culo per terra. Adesso stiamo ridendo, ma quando tu arrivi a terra non è che ridi tanto, ma c’è qualcuno che passa accanto: “Hee!Hee” che ride,- cretino!- Ma è normale che ride, perché sono le cadute. Allora sono delle cose che il pagliaccio in fin dei conti, ad esempio prende uno schiaffo scherzoso, anche se si dice gioco di mani gioco di villani, poi c’è quello brutto che ti dà una gran “tumpulata’nta faccia” (vigoroso schiaffo), i schiaffi finti, una pedata nel culo finta che fa ridere ma sono delle cose che quando prendi una pedata nel culo o uno schiaffo fanno male e quindi è strano. Il pagliaccio è strano, perché in fin dei conti fa ridere su delle cose brutte, cattive che fanno piangere. Quindi il pagliaccio è uno che è triste e alla fine , non per niente si deve truccare per essere non se stesso. Perché se era gioia, non c’era bisogno di truccarsi. Il trucco nasconde il pagliaccio, che fa ridere ma è triste»
Invece il mimo, com’è a differenza del pagliaccio?
«Il mimo ha qualcosa di più sensibile, perché come ho sempre detto una frase, non credo che l’avrò inventato jò, l’avrò sentita: il mimo rende visibile l’invisibile. Quindi quando tu lo fai, devi essere in un altro mondo veramente, quando fai lo specchio, non soltanto perché lo fai a livello di gesti, perché i gesti è la prima cosa, ma dopo la devi saper interpretare, e come una canzone, se tu canti una canzone, se tu la senti, non ti devi stupire che tu piangi o ridi mentre la canti, dipende dalla canzone. Quindi il mimo è la stessa cosa, la differenza sta che il mimo deve interpretare sia fisicamente che psicologicamente, quindi essere molto espressivi del viso come fanno alcuni cantanti, che entrano nella canzone. Quindi il mimo è quello che deve entrare dentro. La tua espressione. Tu non devi essere più te stesso. Tu reciti Pirandello, tu devi entrare nel personaggio, tu non devi essere Gerard Foucaux, te devi essere Pirandello, poi ritorni Gerard Foucaux.»
Quindi ognuno di noi ha una maschera?
«Certo, c’è gente che ha la maschera finta, brutta, traditrice, almeno il mimo, il clown ti fa capire. Io capisco quando le persone sono più o meno incazzate, per questo avvolte non mi fermo a parlare con le persone se ti dicono “ciao!”, mi fermo perché ho già capito che non è il momento, non c’è bisogno che mi fai una gran espressione, e la mimica è questa, quello di capire. Il pagliaccio è il buffone , lo siamo tutti, siamo tutti mimi, siamo tutti cantanti, hai visto Sanremo?»
(da un'intervista di Eugenio Vanfiori a Gérard, 2006)