Ciao a entrambi!
vorrei dire in proposito la mia...
sto facendo ora un master universitario organizzato da Roma3 in collaborazione con l'associazione ridere per vivere!, proprio per diventare un clown dottore.
ci hanno subito detto che questo è un lavoro in cui non si improvvisa... o meglio, si improvvisa sì, ma solo con cognizione di causa, cioè avendo fatto a monte dei corsi che ti preparano, nozionisticamente e psicologicamente.
un volontario che va in ospedale senza aver fatto dei corsi rischia di provocare grossi danni, al paziente, alla famiglia e a lui stesso.
perchè il "materiale" (passatemi il termine) con cui si lavora è molto delicato. Proprio per questo noi ci stiamo ammazzando di imrovvisazione teatrale, di pedagogie, di sociologie, di medicina, di comicità , affabulazione, ecc... perchè un clown dottore (che ha seguito un corso, e si distingue dal volontario per il camice) deve sempre essere perfettamente cosciente di quello che fa, e degli effetti che il suo intervento ha sul paziente e sulla famiglia.
perchè un clown dottore non è un animatore. Non ha uno spettacolino pronto da esibire più per se stesso che per gli altri. Gli spazi ludici ci sono -a volte- nei reparti pediatrici, ma non è lì che va a operare. L'intervento del clown dottore è in stanza, col singolo paziente.. il clown dottore ha la cartella clinica del bambino (e non opera solo coi bambini!!) e sa esattamente dove il suo intervento dovrà direzionarsi; a volte non è la risata quello che occorre a un bambino. E se entriamo in stanza con la convinzione di farlo ridere non otterremo niente, se non un ulteriore muro da parte sua. E questo il clown dottore deve capirlo al volo, quando entra.
Ogni visita del clown dottore non lascia solo un sorriso... quello lo fa il volontario... il clown dottore opera per la guarigione del bambino, sempre.
per rispondere alla domanda di ercolino... guarda, ancora non sono un clown dottore, e ti posso dire quello che mi è stato detto da Leonardo Spina, presidente e ideatore di ridere per vivere!:
il personale ospedaliero inizialmente è sempre ovviamente titubante... sai, la loro medicina viene messa in discussione da dei clown... è svilente... ma quando vedono con i loro occhi cosa è capace di fare la terapia del sorriso, passano dalla "nostra parte"! di solito gli infermieri sono molto collaborativi.. con i medici è più dura, ma piano piano si stanno smuovendo anche loro
credo invece che l'"ignorare" possa andare bene in qualche caso, magari particolarmente "ostile"... ma non deve essere un'abitudine... magari molti bambini invece hanno bisogno di sentirsi "individui", e non "malattie"... "la leucemia del 304"... nono... loro sono individui e hanno un nome.. parliamo con loro, parliamo diretti alla loro individualità , senza passare per i genitori o usando parole difficili...
d'altronde la malattia non è un tabù.. non dobbiamo far finta che non ci sia... esiste, deve essere analizzata, soprattutto compresa dal bambino, che spesso invece ne è all'oscuro... e una volta capita, bisogna esorcizzarla! bisogna, solo a quel punto, riderci su!
scusate se mi sono dilungata, ma è una questione che mi preme parecchio e ci tenevo a dire la mia! ^^
se posso darvi un riferimento bibliografico, leggete Anime con il naso rosso, edito da Armando editore, di Leonardo Spina e Sonia Fioravanti... è illuminante... e se lo trovate, anche "La terapia del ridere", ma dovrebbe essere uscito di produzione, dovreste essere molto fortunati!
a presto!
miaoo